martedì 11 dicembre 2007
ITALIA FERMATA DAI TRASPORTATORI
Sciopero selvaggio dei trasportatori e l'Italia si blocca, va in tilt.
Certo, il disagio è enorme, ma nonostante i problemi che questa protesta ha creato a tutti, mi sento di appoggiare in pieno la decisione, perché se di sciopero selvaggio si parla, bisogna dire che ci troviamo davanti all'aumento selvaggio dei carburanti e non se ne può più.
Ovviamente il signor Prodi, non perde occasione per replicare che questo sciopero mette in ginocchio i cittadini aggravando la situazione economica del Paese.
Da una parte non mi sento di dargli completamente torto, in quanto la situazione è effettivamente molto grave, però mi domando se questa situazione si poteva evitare.
Non è giusto che il prezzo dei carburanti continui ad aumentare, incidendo non poco sui costi dei prodotti a causa dei trasporti.
Il Governo, secondo me, avrebbe dovuto prendere dei provvedimenti, anche perché le tasse che gravano sul grezzo sono eccessive, per cui la pressione avrebbe potuto essere allentata.
Inoltre, se le categorie colpite dai vari abusi di tassazione non reagissero, saremmo davanti a una democrazia solo apparente.
Non è il caso che questo Governo si dimetta, visto che non è in grado di risolvere i problemi del Paese?
Non voglio certo istigare alla rivoluzione ma un minimo di reazione ci vuole, noi italiani siamo abituati a pagare, criticare ma non reagire sopportando il peso del debito pubblico sempre più in crescita.
E' giusto che un imprenditore si trovi a dover dare il 45% del suo reddito allo Stato? E in cambio di che? Il debito pubblico è causato dai vari sprechi fatti da chi ci governa, da personaggi che protetti dal posto fisso, magari preso per raccomandazione e non per meriti, occupano il loro posto senza produrre.
Non che tutti i lavoratori facciano questo, ma molti si, cosa voglio dire, se un elemento non è in grado di compiere il suo ruolo deve essere sostituito da chi sicuramente fa meglio di lui.
Lo stato vuole il 45% dei nostri redditi, fatta una Società, abbiamo un socio che non mette capitali ma pretende la metà dei guadagni, e se la società fallisce? Amen.
Faccio una provocazione: se una società fallisce, l'amministratore ne paga le pene e per cinque anni non può coprire più cariche amministrative ecc. solo dopo la riabilitazione potrebbe ritentare ad avere un conto corrente, una sua ditta ecc. ecc. Benissimo, chi ci governa e fallisce dovrebbe essere estromesso da cariche pubbliche, dalla politica, ma questo accade nel nostro Paese?
A voi le riflessioni.
Foto prelevata dal sito di Affari italiani
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